Nightguide intervista Matteo Fiorino

Nightguide intervista Matteo Fiorino


Matteo Fiorino inizia a suonare bossanova nell'amaro quartetto, passa al post rock con gli U.S.U. e adesso presenta il secondo disco del suo progetto cantautoriale solista dopo il primo album, Il masochismo provoca dipendenza. Abbiamo parlato con lui del nuovo lavoro, Fosforo.





Fosforo è il tuo secondo lavoro: puoi raccontarci qualcosa sul contenuto e sulla registrazione?
Il concetto alla base di questo album è molto semplice: la consapevolezza ci abbaglia sempre un po' quando ci illumina, mentre brancoliamo nel buio. Se nell'album precedente ho voluto mettere in luce quanto si diventi bravissimi a sbagliare ripetendo gli stessi errori, in questo album faccio i conti con le conseguenze di quegli errori.
In questo disco ho sentito il bisogno di lavorare con un produttore, per mettere meglio a fuoco il mio sound, e la scelta è caduta su Nicola Baronti di Phonarchia Dischi. Nicola ha un background musicale vastissimo, che gli deriva anche dal suo passato come produttore di basi per deejay, e tra i vari sample presenti in Fosforo, c'è un assolo di trombone campionato e pitchato da un live di James Brown del '73 .


Fosforo è uscito a tre anni di distanza da Il masochismo provoca dipendenza, il tuo primo disco: ci sono differenze compositive fra i due lavori? 
Le differenze sono anzitutto nei testi: più ironici e scanzonati nel Masochismo, più sarcastici e gravi in Fosforo. Musicalmente i brani del primo sono costruiti su arrangiamenti e giri armonici più "folk rock 70 italiano", tra Ivan Graziani e Lucio Dalla, con qualche deriva AOR. Mentre il secondo è più caratterizzato da influenze americane e inglesi, tra space rock, black music, jazz ed elettronica. Tutto questo era presente in potenziale già nelle demo voce-chitarra dei nuovi brani, e Nicola Baronti ha aiutato questo potenziale ad esprimersi appieno, tessendo attorno ai brani una veste sonora più internazionale. 


Fosforo è una parola di origine greca (phosphoros) e significa portatore di luce. Le conseguenze delle nostre azioni ci illuminano sempre in maniera
lampante, come fulmini o fiammiferi. Questo disco contiene tracce di fosforo, come i fiammiferi, gli esplosivi e i dentifrici. Ti prego dimmi che non sono l'unica che ha pensato anche a Lucifero, perché altrimenti mi spavento. L'hai fatto a posta?
Visto il livello culturale procapite del nostro paese, temo che tu sia l'unica. Finalmente sei arrivata, è una vita che ti aspetto! Sto scherzando.


Ho letto che Fosforo è nato in nove tappe fra Bologna, La Spezia e la Grecia: puoi dirci qualcosa in più?
Ho iniziato a scrivere il disco quando ancora vivevo a Bologna: "Un cubo", "Canzone senza cuore" e "Gengis Khan" sono nate lì. Una volta tornato alla Spezia, ho scritto "Darmo", dedicata all' amico cantautore Davide Giromini, "San Giuseppe", dedicata agli incontri improbabili che puntualmente si fanno all'omonima fiera cittadina e "Fosforo", dedicata a quello che probabilmente accadrebbe se morissi prematuramente alla Spezia. Poi ho navigato diversi mesi tra mar Ionio ed Egeo, dove ho scritto "Madrigale" e "Calcide" anche se "Madrigale" si ambienta a Bologna. "Galleggia anche la terra", invece, è semplicemente un reprise di "Calcide" e l'ho scritta assieme a Lidio Chericoni, il tastierista, mentre registravamo il disco.


La copertina del disco è opera tua e hai scritto che sei stato convinto a dipingerla con l'inganno. In che senso?
L'artwork del disco è opera di Giacomo Laser. La natura morta centrale me l'ha fatta dipingere dicendomi che era a scopo curativo e io, che non toccavo un pennello dal '95 o giù di lì, ho obbedito. Quando gliel'ho mostrata ha detto "bellissima, scannerizzala e mandamela!". Poi l'ha inserita.
La sua idea era quella di utilizzare qualcosa che mi rappresentasse, una sorta di autoritratto e, a ben vedere, è un autoritratto a tutti gli effetti, perché ogni nostra creazione è espressione del nostro ego, ci rappresenta in prima persona, a maggior ragione se si tratta di nature morte, dipinti allegorici che fissano un' istante di vita, nella sua caducità. 


In questo disco c'è la partecipazione di Matteo Sideri, Iosonouncane, Etruschi from Lakota e Lidio Chericoni, fra gli altri:
com'è successo, e com'è andata? Hai qualche consiglio per chi inizia a fare musica adesso?
Lidio mi segue dagli esordi, Matteo si è aggiunto a metà tour del primo album, gli Etruschi sono parenti di etichetta e ci hanno prestato i loro chitarristi, Simone e Pietro. Iosonouncane abbiamo deciso di contattarlo durante la fase di pre-produzione, vedendo che il disco si stava dirigendo verso scenari progressive ed elettronici. La cosa incredibile è che, tra le tracce che gli avevamo mandato, ha scelto proprio quella in cui mi ero immaginato un suo intervento già in fase di scrittura: "Madrigale".
L'unico consiglio che posso dare a chi inizia a fare musica è di non avere fretta, di lasciar fermentare il proprio malessere fino alla deflagrazione. Chi sopravvive potrà fare dei dischi. 
 

fosforo, interviste, matteo fiorino

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