NIGHTGUIDE intervista NOIRÊVE

NIGHTGUIDE intervista NOIRÊVE

L'album d'esordio della producer trentina si distacca dai due EP precedenti, che gravitavano attorno a sonorità dream-pop e chillout, per esplorare ambienti esotici e forme compositive meno tradizionali. Concepito per l'ascolto su vinile, Pitonatio è un disco che si articola in due momenti: il lato A si sviluppa attraverso brani in cui la componente ritmica assume un ruolo fondamentale nel dialogo tra world music ed elettronica, mentre il lato B è composto da un'unica traccia ambient costruita attorno a elementi improvvisativi vocali e strumentali. Come nei lavori precedenti, il sound di Noirêve si definisce a partire da suoni organici processati e ricontestualizzati, ma l'utilizzo di scale e strumenti lontani dalla tradizione occidentale, unito al distacco dalla forma canzone, collocano Pitonatio in una dimensione più sperimentale e ricca di contaminazioni.
L'abbiamo intervistata.
Come è andato il processo di ideazione e composizione di PITONATIO?
Da anni uso questo termine per indicare uno stato di rilassatezza, una sorta di ozio in posizione orizzontale durante il quale non si avvertono ulteriori necessità. Una condizione simile a quella del pitone, che dopo aver ingoiato la preda intera se ne frega di tutto e lascia che il suo corpo digerisca anche per mesi. Così ho composto per la prima volta un brano a partire dal titolo, traducendo in musica la mia percezione della pitonatio, ed ho poi esteso il mood a un intero album, evocando ambienti e sonorità che potessero sollecitare la mente a creare nelle sue peregrinazioni paesaggi surreali ed esotici.
Nella composizione mi sono lasciata guidare molto dall'istinto: raramente ho avuto un'idea precisa di dove sarebbe andato a parare il brano, ho cominciato da un singolo elemento e a partire da quello ho imbastito il resto. Una volta terminata la fase compositiva, ho inviato i demo ai musicisti che trovavo più adatti a interpretare ogni traccia, e successivamente hanno registrato in studio le loro parti.
 
Quanto si distingue questo disco d'esordio dagli Ep realizzati in passato?
I miei EP precedenti, Viaggio Immobile e Hesminè, gravitavano attorno a sonorità dream-pop e chillout, rimanendo più fedeli alla forma canzone della popular music. In Pitonatio invece ho voluto contaminare il mio sound con elementi etnici propri di altre tradizioni musicali, soprattutto del sud-est asiatico, esplorando ambienti esotici e forme compositive meno definite.
 
Perché realizzarlo concependolo come un vinile, con il lato A ed il lato B?
Sapevo di voler dedicare una parte consistente dell'album a Musica per grattini, che non avrebbe avuto una parte percussiva. Quindi ho deciso di dividere fisicamente le due sezioni: una con una componente ritmica fondamentale, l'altra che fluisse senza sbalzi dinamici che interferissero con l'esperienza (dei grattini). Inoltre, dal momento che avevo intenzione di mixare alcune tracce senza soluzione di continuità, il vinile è il supporto che meglio ne avrebbe garantito la riproduzione.
 
Già a partire dalla prima traccia si sente l'odore di atmosfere trascendentali. A cosa ti sei ispirata in questo?
Tutto è cominciato ad un corso di gamelan seguito qualche anno fa a Londra, durante il quale ho cominciato a pensare che sarebbe stato interessante provare ad integrare queste sonorità nelle mie composizioni. In un secondo momento ho cominciato ad ascoltare la musica indiana, e ho lavorato a una performance che coniugasse elementi di dhrupad (stile classico dell'Inda del nord) e live electronics. È stato un processo graduale, durato anni, ma più scoprivo le musiche del mondo più ne ricavavo influenze che poi sono convogliate in questo disco in maniera molto naturale.
 
C'è un brano - Lu rusciu de nonno Osvaldo - che si lega al Salento. Ti va di parlarcene?
Sempre lo stesso anno in cui ho seguito il corso di gamelan, ho lavorato a un piccolo progetto in cui prendevo elementi di brani tradizionali italiani e li rivisitavo in chiave elettronica (potete trovarlo qui https://soundcloud.com/ceci-nest-plus-du-folk). Allo stesso modo ho lavorato sul brano salentino Lu rusciu te lu mare, estrapolandone alcuni versi ed arrangiandoli secondo quello che il testo e la musica mi comunicavano, un'atmosfera ben lontana dalla pizzica salentina. I miei nonni sono pugliesi, allora ne ho approfittato per chiedere al nonno Osvaldo di cantarmi quei versi. È stato bravissimo, due cuffie col click, senza base e con un'interpretazione che non cambierei con nessun cantante professionista. C'è anche mia nonna nel disco, ma è più nascosta...
 
Di che tipo di influenze hai risentito nella tua carriera artistica?
Considerando che la mia “carriera” si è sviluppata negli anni successivi agli studi londinesi, direi che è stato proprio l'ambiente artistico inglese a cambiare radicalmente il mio approccio alla composizione: da ballate voce e chitarra (che non farei ascoltare più neanche a mia madre) mi sono trovata quasi inconsapevolmente a virare verso sonorità che aprivano la strada a possibilità timbriche che fino ad allora non avevo preso in considerazione. L'elettronica di stampo inglese, molto morbida e costruita su beat organici, ha sicuramente incontrato e plasmato il mio gusto. Anche il dream-pop nordico del primo decennio degli anni 2000 penso abbia avuto un impatto sulle mie produzioni precedenti a questo album, mentre le tradizioni musicali extraeuropee sono state fondamentali nella composizione di Pitonatio.
 
E che cosa ascolti generalmente?
Ultimamente sono stata assorbita talmente tanto dalle mie produzioni che purtroppo ho lasciato un po' da parte la musica degli altri, perché dopo una giornata passata con le cuffie il silenzio è tutto ciò che ti va di ascoltare. Però quando riesco ad avere dei momenti per gustarmi il talento degli altri, propendo per musica che mi rilassi. In questo periodo ad esempio ho scoperto Onra (lo so, tardissimo) e mi piace molto ascoltarlo, oppure nelle situazioni più tranquille mi trovo spesso a scegliere il bellissimo 1979 di Deru. Se invece ho voglia di qualcosa di più uptempo, tipo quando gioco a Risiko, ascolto musica con ritmi tribali, come Krakatau o Ninos du Brasil.
 
Parlaci dei tuoi prossimi progetti.
Mi sarebbe piaciuto organizzare un tour quest'estate, ma purtroppo alla fine non ce n'è stato il tempo, quindi intanto sto presentando Pitonatio nelle mie zone, accompagnata dal sitarista e una o più cantanti. Con questa formazione i prossimi appuntamenti sono l'8 luglio a Pergine Festival e il 23 luglio a Dreamin' Sirmione.
Nel frattempo sto lavorando assieme alla cantante e violoncellista Adele Pardi a un set che presenteremo il 13 agosto nel festival bolzanino Antiqua, per il quale abbiamo ripensato alcuni capisaldi del repertorio barocco in un contesto elettronico.
A novembre andrò a svernare alle Canarie, e spero in quei mesi di riuscire ad organizzare delle date in giro per l'Italia la prossima estate, ché tutti hanno diritto di pitonare.
 

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